Quando il denaro può acquistare la felicità

Denaro e felicità

6 Ricerche scientifiche su denaro e felicità

di Anna Fata

Il rapporto tra denaro è felicità è un tema molto caldo che mai smette di interessare e infuocare i dibatti delle persone. Nel tempo si sono susseguite diverse dissertazioni teoriche e ricerche scientifiche nell’ambito di numerose discipline, filosofia, sociologia, psicologia, economia, con risultati talvolta anche parecchio contrastanti.

Resta l’annoso, amletico dubbio: il denaro può renderci felici? Viene prima la felicità, oppure il denaro? Siamo ricchi perché siamo felici, o siamo felici perché siamo ricchi? Sono i soldi in se stessi a renderci felici, oppure ciò che compriamo con essi? Nella fattispecie, quali acquisti possono renderci più felici di altri?

A tali quesiti e molti altri hanno cercato di rispondere negli anni le ricerche. Ecco cosa è emerso.

6 Ricerche scientifiche su denaro e felicità

1. Reddito e felicità sono correlati, ma solo in parte

La correlazione tra reddito e felicità non è così elevata come si potrebbe pensare.

Quanto più il nostro status sociale, di quanti più soldi disponiamo, tanto più siamo felicità. Questa correlazione è facilmente intuibile perché il denaro offre l’opportunità di acquistare prodotti e servizi che necessitiamo e che desideriamo, rendono più gradevole lo stile di vita, il tempo libero, il lavoro, la cura della salute, l’alimentazione, la sicurezza, l’autonomia, il controllo.

Quando si dispone di un adeguato reddito è più probabile che si goda di discreta salute, che la si possa curare in caso di malattia, che si possa stare con le persone care in buone condizioni, che si viva in una casa pulita, sicura, climatizzata a seconda della stagione, silenziosa, confortevole, che si disponga dei fondi necessari per affrontare e potenzialmente superare le eventuali situazioni straordinarie o di emergenza, lutti, divorzi, furti, incidenti, malattie, ecc.

Nonostante tutto questo la correlazione tra reddito e felicità non è così elevata rispetto a come ci si aspetterebbe. Essa non solo sembra valida fino ad una determinata soglia di reddito, ma anche in alcuni di questi casi pare che influisca anche molto il modo in cui si decide di investire il proprio budget e la dimensione interiore in cui si compie questo e, in generale, come si affronta e si interpreta l’intera vita.

2. Il denaro offre solo un tipo particolare di felicità

La relazione tra denaro e felicità, quindi, non sembra solo non particolarmente forte come si potrebbe pensare, ma pare che sussista solo in riferimento ad un particolare tipo di felicità.

Quando alle persone viene chiesto quanto si sentono felici o soddisfatte in generale, coloro che dispongono di più risorse economiche riferiscono di percepirsi più felici e soddisfatte. Quando, però, viene domandato loro quanto si sentono felici, momento per momento, nella loro vita quotidiana, i più benestanti non necessariamente sperimentano più felicità nella loro esistenza di tutti i giorni.

Da ciò si deduce che la ricchezza sembra che ci possa rendere felici quando pensiamo alle nostre vite nel complesso, ma essa ha un impatto minore sulle nostre emozioni nella quotidianità.

3. Il denaro rende felici, o essere felici rende ricchi

In molte ricerche si è partiti dal quesito relativo alla possibilità dei soldi di renderci felici o meno. In verità la direzione causale non necessariamente va in questa direzione. In molti casi potrebbe anche essere biunivoca: il denaro può contribuire a renderci un po’ più felici, ma essere felici può facilitare l’accumulo di ricchezze.

In sintesi: il denaro può comprare la felicità, ma la felicità può anche favorire l’afflusso di denaro. Diverse ricerche vanno in quest’ultima direzione: in esse si è constatato che le persone più felici in partenza tendono ad essere più agiate economicamente, nonché generose verso gli amici e dedite alla beneficenza.

4. Il legame tra denaro e felicità è più forte tra i più poveri

Quando i nostri bisogni di base, l’alimentazione, la cura della salute, la sicurezza, il riposo, un luogo protetto, caldo e tranquillo per risiedere, sono soddisfatti solo in parte o per niente, un aumento del reddito disponibile può aumentare anche di molto il livello di felicità.

In concreto: il denaro può renderci un po’ più felici se siamo relativamente in condizioni di povertà economica. In questi casi anche piccoli miglioramenti delle entrate economiche possono essere benefici sia nel concreto, per migliorare le condizioni di vita, sia interiormente per il nostro stato d’animo.

D’altro canto, però, un aumento del reddito in persone già benestanti può influire solo modestamente o affatto sulla positività dei loro vissuti emotivi. Si ipotizza che l’incremento del reddito oltre un determinato livello comporti anche degli svantaggi, tra i quali meno tempo libero, meno possibilità di stare con le persone care, più responsabilità, pensieri, preoccupazioni, più stress, ansia, timori per la sicurezza.

Paradossalmente, quindi, avere più soldi a disposizioni non sempre porta con sé la possibilità di spenderli per una migliore qualità della vita, che consta essenzialmente in tempo libero e coltivazione degli affetti, che rappresentano la più grande fonte di felicità. La vera felicità, infatti, pare che sia insita principalmente nei piccoli piaceri quotidiani.

5. Il legame tra denaro e felicità è più forte quando si confrontano le nazioni

Esistono ricerche che indagano non solo il legame tra la felicità delle persone e il denaro, ma anche il livello economico nazionale e la felicità delle persone.

Da esse è emerso che nelle nazioni più ricche il livello di felicità è più elevato rispetto a quelle più povere.

Si deve precisare, però, che in molti Stati economicamente avanzati è più facile che vi sia non solo ricchezza economica, ma anche libertà, democrazia, parità di diritti, uguaglianza, stabilità politica, meno corruzione e peculato.

Per tali motivi attualmente non è ancora del tutto chiaro ciò che realmente orienta la relazione tra la felicità e la ricchezza a livello nazionale.

6. In alcune nazioni l’aumento del reddito non comporta altrettanta felicità

Ormai è chiaro che il rapporto tra denaro e felicità è molto complesso e multideterminato. A questo proposito, in alcune ricerche è emerso che in alcune nazioni anche se il patrimonio nazionale aumenta, il livello medio di felicità non si innalza di pari passo. Ad esempio, in America nonostante il reddito dei cittadini nel tempo si è circa triplicato, la felicità non ha seguito il medesimo andamento.

Si ipotizza che questo sia dovuto in primo luogo al fatto che la maggiore disponibilità economica fa anche lievitare le aspirazioni, i desideri e i presunti bisogni, al punto da considerare necessario quello che in precedenza non lo era.

In secondo luogo un più cospicuo reddito induce a nuovi confronti sociali che portano a sentirsi sempre un po’ più poveri di qualcun altro che si pensa che stia meglio di noi.

Fino a che punto il denaro ci rende felici

In conclusione: disporre di una quota di base di denaro per soddisfare i propri bisogni di base e anche qualcosa di più può contribuire a renderci più sereni, liberi da ansie e preoccupazione, in salute, ci mette nelle condizioni di goderci del buon tempo libero, magari con le persone care e, in ultima analisi, ci può aiutare ad essere felici.

Vivere in una nazione prosperosa può favorire tutto questo, anche se solo i soldi non sembrano essere l’unica condizione capace di renderci felici: libertà, autonomia, diritti sociali, uguaglianza sembrano rivestire un ruolo altrettanto nodale in questo processo.

La felicità non aumenta all’infinito con l’elevarsi del reddito. Soddisfare, almeno potenzialmente, ogni vizio e sfizio non ci garantisce la felicità. Nella vita c’è anche molto altro e, forse, non è il denaro che ci può aiutare a coltivarlo.

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